Mum Loading

Bosco Caffarella

Vai alle recensioni
Mum Pin Largo Pietro Tacchi Venturi (Via Latina) 00179 Roma
Mum Pin Appio Latino - Parco della Caffarella

Asilo nel bosco

L’Asilo nel Bosco è una realtà pedagogica mondiale che accoglie bambini degli ultimi anni del nido e della scuola dell’infanzia.

Le attività educative si svolgono quasi completamente all’aperto per favorire la formazione di un sano rapporto con la natura. I bambini imparano facendo, in un contesto permeabile alla loro curiosità ed alla loro immaginazione. Gli educatori accompagnano i piccoli a crescere secondo i principi dell’autonomia e della creatività. Flora e fauna, luce e sole, vento e pioggia sono i centri di interesse di una sperimentazione del mondo naturale nella quale la sostenibilità si chiama rispetto per le creature viventi.

Secondo i fondatori dell’Asilo nel Bosco di Ostia (Roma), partito nel 2014 con la sua prima realtà scolastica, l’idea originaria è nata, intorno al 1950, con Ella Flatau, una mamma che in Danimarca, a Søllerød, nel dedicare molto tempo ai suoi bambini e nella condivisione del gioco nel bosco, fece di questa esperienza una scuola pedagogica ben presto ripresa non solo nel Nord dell’Europa. In Italia gli Asili nel Bosco nascono per iniziativa di genitori, educatori, associazioni e sono gestiti privatamente.

Le scuole nuove della fine dell’800 avevano del resto già appreso la lezione di Rousseau e di Pestalozzi aprendo porte e finestre alla campagna, ambiente nel quale i bambini dovevano poter vivere la propria esperienza di crescita individuale e collettiva, secondo le leggi dello sviluppo biopsicofisico e sociale. Tolstoj e Tagore furono a loro volta fautori di una educazione all’aperto. Nel primo Novecento in Italia fu aperta la prima scuola dell’Agro Pontino e a Milano Giuseppina Pizzigoni diede vita alla sperimentazione della scuola all’aperto entrata nel sistema nazionale dell’istruzione primaria.

Le dizioni presenti nelle varie lingue sono: Scuola nel Bosco, Waldschule, Forest School, Bosquescuela, Skogsmulle, Skovbørnehave, L’école en forêt o L’école dans les bois. Il programma di insegnamento ha carattere globale, ecologico, ed in esso un posto prioritario è assegnato all’educazione all’ambiente e alla sostenibilità. L’alimentazione è prevalentemente biologica e i materiali pedagogico-didattici sono naturali.

Educare all’aria aperta ci pare particolarmente funzionale in questo periodo in cui a livello scientifico si comincia a parlare di patologie legate al deficit di natura.

In un contesto in cui alcune attitudini innate del bambino quali la fantasia, l’immaginazione e la creatività sono mortificate, in cui la curiosità viene imprigionata da rigidi schemi costruiti dall’adulto ed in cui tutto sembra ruotare intorno all’aspetto cognitivo rilegando in un cantuccio l’importanza della relazione e delle emozioni, non potendo accettare passivamente tutto questo abbiamo deciso di proporre un modello di scuola completamente diverso.

Abbiamo costruito un progetto pedagogico e didattico che poggia su cinque basi fondamentali:

1. Lo spazio esterno come aula didattica privilegiata.

2. Una grande attenzione alla relazione, nella nostra scuola il rapporto educatore bambino è 1 a 9 e non 1 a 25 come nella scuola dell’infanzia tradizionale

3. L’esperienza diretta come principio cardine della didattica, come dice un proverbio giapponese molto caro a Bruno Munari e Gianfranco Zavalloni: ”Chi legge dimentica, chi vede e ascolta  ricorda, chi fa impara“.

4. L’importanza delle emozioni, si può vivere da adulti felicemente senza sapere i logaritmi o senza conoscere la struttura dell’atomo, non si può essere felici senza sapersi relazionare con l’altro e non sapendo amare.

5. Il gioco come veicolo didattico privilegiato e come strumento comunicativo maggiormente usato.

Nella nostra impostazione, che può sembrare alternativa, non trascuriamo gli obiettivi consigliati dal ministero nelle Indicazioni Nazionali per la Scuola dell’Infanzia. Nei cinque campi d’esperienza su cui questo testo ci consiglia di lavorare il nostro approccio risulta, al termine di accurate osservazioni e valutazioni maggiormente efficace dell’impostazione vigente nella scuola italiana. L’obiettivo, è quello di vivere la natura «in relazione a ogni diversa condizione meteorologica, perché non esiste il brutto tempo ma solo i vestiti sbagliati!». In effetti pare che ai bambini piaccia moltissimo stare sotto a una bella pioggia e scoprire come cambia il bosco durante e dopo il suo passaggio: il ticchettio dell’acqua sulle foglie, l’odore più denso che entra nei nasi umidi, i funghi che spuntano, le pozzanghere da guardare …

Insomma, un corso di biologia, botanica e fisica a cielo aperto. All’asilo nel bosco, come in tanti altri asili simili, si dà massima importanza all’esperienza diretta come strumento di conoscenza, convinti che “chi ascolta dimentica, chi vede ricorda, chi fa impara”. Che i bambini imparino più per emulazione che per mediazione degli adulti è ormai dimostrato.

Altra idea fondante di questo tipo di asilo è che i bambini siano competenti, e che abbiano il diritto di dire la loro: è per questo che tutte le mattine, per prima cosa, ci si mette in cerchio per decidere insieme cosa si ha più voglia di fare. Gli educatori, sanno farsi da parte per fare in modo che la ricerca di conoscenza sia una scelta deliberata, volta al piacere personale, e non un’azione per ottenere l’approvazione altrui. Quando il filosofo e pedagogista Ivan Illich, nel 1971, parlava di «combattere lo straniamento dell’essere umano dal proprio sapere» intendeva questo: se togliamo al bambino la responsabilità di scegliere se e cosa imparare – e quando – il suo processo di crescita sarà compromesso, perché non sarà lui a scoprire il mondo, creandosi un punto di vista personale.

Nell’asilo nel bosco gli adulti osservano il fare spontaneo dei bambini, rilanciandolo e sostenendolo.

I giochi sono costruiti con materiali di recupero: non si utilizzano oggetti di plastica preconfezionati ma «piccole cianfrusaglie senza brevetto» come sassi, pezzetti di legno, forme di cartone, bambole di stoffa, tappi di sughero … Una scelta ecologica ma anche pedagogica che stimola l’inventiva: «se una macchinetta è una macchinetta e basta, un pezzo di legno può diventare un violino, una bacchetta magica, una canna da pesca e molto altro ancora».

Negli asili nel bosco ci sono anche tanti libri, ospitati da scaffali molto essenziali e creativi.

Il rapporto educatore-bambino all’Asilo nel bosco è di 1 a 9, e non 1 a 25 come nella scuola dell’infanzia tradizionale, cosa che già di per sé favorisce e permette una maggiore cura per la relazione e le emozioni di ciascuno.

I bambini che frequentano questo tipo di progetto educativo sono molto creativi e curiosi, si concentrano di più, rispettano di più le regole, risolvono i conflitti in modo pacifico e argomentano meglio le proprie opinioni.

Se questo modello di asilo riuscirà a diffondersi vedremo molte più mamme e papà avviarsi lungo i sentieri all’ora di pranzo. Nei loro abiti cittadini, riaccoglieranno i loro piccoli esploratori con gli stivali infangati, reduci da una battaglia di pigne o da un nascondino tra gli alberi. Poco alla volta, noteranno sempre di meno i sedili sporchi e, attraverso gli sguardi incantati dei bambini, torneranno a stupirsi anche loro per la chioma di un albero o i colori delle stagioni. Alla fine vedranno nei maestri, che li salutano in lontananza, i custodi di un pianeta antico e prezioso, in cui ogni creatura è la parte di un tutto che respira all’unisono. E allora sentiranno di poter guardare al futuro con maggiore fiducia, perché quello che loro hanno dimenticato lo impareranno dai loro figli.   (Paolo Mai L’Asilo nel Bosco – Ostia)

 

Il manifesto dei diritti naturali di bimbi e bimbe

1)    IL DIRITTO ALL’OZIO

A vivere momenti di tempo non programmato dagli adulti

2)  IL DIRITTO A SPORCARSI

A giocare con la sabbia, la terra, l’erba, le foglie, l’acqua, i sassi, i rametti

3)   IL DIRITTO AGLI ODORI

A percepire il gusto degli odori, riconoscere i profumi offerti dalla natura

4)  IL DIRITTO AL DIALOGO

Ad ascoltatore e poter prendere la parola, interloquire e dialogare

5) IL DIRITTO ALL’USO DELLE MANI

A piantare chiodi, segare e raspare legni, scartavetrare, incollare, plasmare la creta, legare corde, accendere il fuoco

6) IL DIRITTO A UN BUON INIZIO

A mangiare cibi sani fin dalla nascita, bere acqua pulita e respirare aria pura

7) IL DIRITTO ALLA STRADA

A giocare in piazza liberamente, a camminare per le strade

8) IL DIRITTO AL SELVAGGIO

A costruire un rifugio-gioco nei boschetti, ad avere canneti in cui nascondersi, alberi su cui arrampicarsi

9) IL DIRITTO AL SILENZIO

Ad ascoltare il soffio del vento, il canto degli uccelli, il gorgogliare dell’acqua

10) IL DIRITTO ALLE SFUMATURE

A vedere il sorgere del sole e il suo tramonto, ad ammirare, nella notte, la luna e le stelle

Google maps
Recensioni
  1. Carla ha scritto il

    la felicita’ dei bambini.
    Ho conosciuto Bosco Caffarella questa estate, quando ero alla ricerca per mia figlia appena quattrenne del primo campo estivo della sua vita. Coì abbiamo scoperto questo luogo incantato, dove i bambini istintivamente si sentono a loro agio, a contatto con la terra, gli alberi, il vento, la pioggia, gli ortaggi, gli animali… Giulia tornava a casa orgogliosa di tutto ciò che aveva fatto, e rivendicava sempre più autonomia e indipendenza in ogni aspetto della vita quotidiana. Attivita’ come salire da sola su un ulivo levigato hanno avuto su di lei un effetto positivo stupefacente. I bambini a Bosco Caffarella possono essere davvero se stessi, senza forzature o imposizioni, nemmeno nell’orario di entrata :-). Sono sapientemente accompagnati in un percorso di crescita individuale e di gruppo da personale e coordinatrici con un baglio professionale e umano di livello molto elevato. Ora che li abbiamo scoperti, per noi sono diventati un punto di riferimento.

  2. Angelo ha scritto il

    Fango Foglie Bastoncini.
    Bosco Caffarella è stata una scelta di Pietro, diversa da quella che avrei fatto io per lui e aveva ragione lui. Bosco Caffarella è un asilo e io non sono una mamma. Sono un papà , non ho più un nome in realtà , sono Ilpapà diPietro. Ma torniamo al Bosco. Ho una rigidità  mentale che mi aveva fatto immaginare mio figlio in una scuola materna come si deve: aule pulite, maestre in maglioncino, attività  ludiche, motorie, riunioni, comunicazioni. Poi LamammadiPietro mi ha parlato di un asilo senza aule pulite (senza aule proprio), con le maestre in calosce e Kway e con attività  agricole. L’inserimento è stato uno sforzo comune di tutti: noi genitori, Carlo appena nato e soprattutto Pietro, il nostro pioniere del Bosco. Ogni giorno più entusiasta delle maestre con le calosce, del suo amico coniglio che è un vero coniglio selvatico, dell’angolo degli Ulivi, dell’orto, Pietro è tornato da me con una certezza: l’asilo come lo vuole lui è diverso dall’asilo come si deve. La didattica è curata nel dettaglio da professionisti seri che hanno saputo declinare il percorso pedagogico e ludico in un ambiente stimolante come quello naturale. Amici e colleghi mi chiedono: Ma come all’aperto? Che fanno? Per me è stata una sorpresa rendermi conto di come noi genitori abbiamo perso aderenza con quello che all’aperto si possa fare con poco, quasi niente. Pietro fa i quadri col fango, le foglie e i bastoncini. Parla col coniglio che inizia a fidarsi dei bimbi e gli viene vicino dal Bosco in cui vive libero. Il riposino lo fa sotto gli alberi, o nella tenda degli indiani se piove. Salta nelle pozze di fango, costruisce bastoncini che danno i baci, passeggia in bicicletta fino alla casa delle mucche e chissà  quale altre mirabolanti avventure che prova a raccontarmi ma non sempre riesco a cogliere il nesso tra parole e gesti. Io vedo mio figlio felice quando va e molto felice quando torna e comprendo come la dimensione della natura reale lo riempia, lo completi, lo renda fiero, lo stimoli a relazionarsi con gli altri bipedi e non solo!

  3. Alice Mauri ha scritto il

    Un bosco magico.
    Cambiare città  nell’anno in cui si deve scegliere la scuola dell’infanzia rende la sfida di districarsi tra le molte offerte decisamente ardua. Non nascondo di aver affrontato la ricerca con una certa preoccupazione e di essermi in alcuni momenti un po’ scoraggiata perchè ogni proposta, anche la più interestante, non riusciva a convincermi del tutto. Poi, quasi per caso, ho saputo del progetto Bosco Caffarella, ho partecipato ad un incontro di presentazione e ho deciso: era l’asilo giusto. Ora che da un paio di mesi mio figlio lo frequenta quotidianamente posso dire che il Bosco Caffarella è molto molto più di un asilo. è uno spazio naturale, nella più piena accezione del termine, in cui bambini e bambine trovano stimoli ricchissimi pur nella piena libertà  di decidere a quali attività  dedicarsi: dalla cura dell’orto alle passeggiate, dall’osservazione degli animali alla pittura, dalla raccolta di foglie sassi e tesori della natura al non far (apparentemente) nulla se non godere il sole, la pioggia, il caldo e il fresco. Al Bosco Caffarella i bambini e le bambine, da subito perfettamente a loro agio, in breve tempo hanno trovato modi di incontro e relazione positivi e umanamente molto ricchi. Ed è bello vedere che si interessano gli uni agli altri. Da questo punto di vista – e dal punto di vista dell’ambientamento – è stata preziosa l’opportunità  che ci è stata offerta di partecipare (figli e genitori) ai campi estivi 2016, con la possibilità  di conoscere meglio l’approccio pedagogico e il personale. Quello che conta per me è il valore umano e professionale delle persone a cui ogni giorno affido mio figlio, con estrema fiducia. E, soprattutto, vederlo felice del ‘suo’ asilo e appassionato. è questo che mi fa dire che il Bosco Caffarella è un bosco magico!

SCRIVI UNA RECENSIONE

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Top